sabato 6 settembre 2014

QUANDO HOLLYWOOD RICOSTRUI' LA CITTA' DI LIVORNO





E' noto che la città di Livorno sia stata ricostruita in buona parte dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nove anni prima, però, ci fu un'altra ricostruzione di tenore decisamente diverso. Gli studios di Hollywood nel 1936 misero in cantiere il film "Anthony Adverse", tradotto in italiano con il nome di "Avorio nero". Era tratto dal fortunato romanzo storico di Hervey Allen che aveva venduto più di tre milioni di copie in tutto il mondo.

Un kolossal di hollywood....Che c'è di strano ? Si domanderà qualcuno. In realtà la vera curiosità è che l'ambientazione iniziale e più importante avviene proprio nella città di Livorno, alla vigilia del'arrivo delle truppe napoleoniche. Siamo quindi alla fine del '700 e Livorno è insieme a Marsiglia il porto più importante del Mediterraneo. La produzione hollywoodiana, allora, ricostruisce la città labronica negli studi di Los Angeles, riproducendo il porto, la cupola della chiesa di Santa Caterina in Venezia e così via.

La casa di spedizioni di Mr. Bonnyfeather con dietro la cupola di Santa Caterina (dal film "Avorio nero")


I protagonisti del film sono personaggi di fantasia ma che sarebbero potuti esistere nella Livorno del '700 in cui l'incontro tra popoli e nazioni e la tolleranza erano la regola. Vi è quindi il perfido mercante scozzese, il ricco ma corretto mercante inglese, proprietario di una casa di spedizioni (che con l'arrivo di Napoleone fugge all'estero), il console inglese, e via dicendo.

Avorio nero ( Anthony Adverse) vinse quell'anno 4 Oscar e fu uno dei film più importanti degli anni '30. Oscurato però dalla stella di "Via col vento" di tre anni dopo cadde nel dimenticatoio, anche se ancora tra il pubblico del web ha vari estimatori.

domenica 31 agosto 2014

I 60.000 AUTOGRAFI CHE QUASI NESSUNO HA MAI VISTO





Tra i grandi tesori che la città di Livorno custodisce non si può passare sotto silenzio quello frutto del cospicuo lascito di Pietro Bastogi e figli.

Chi era Pietro Bastogi ? Basta andare su internet o sfogliare qualche enciclopedia cartacea o elettronica. Il livornese Pietro Bastogi è stato il primo Ministro delle Finanze dell'Italia unita, il fondatore della prima grande impresa del capitalismo italiano, la più antica tra quelle quotate in borsa e ancora operante nel 2014. Pietro Bastogi è stato uno dei tre banchieri italiani più influenti dell'800, fondatore e proprietario di una banca personale. Pietro Bastogi è stato inoltre uno dei fondatori della Banca d'Italia.

Grande passione di Bastogi era quella del collezionismo. Essendo molto ricco e potente ed entrando in contatto con personalità importanti di quel tempo non solo italiane ma anche europee e mondiali, ha potuto affinare molto bene questa passione. Con un altro livornese, il Mayer, si fiondò a Londra dove acquistò alcuni importanti manoscritti vergati da Ugo Foscolo. Alla fine riuscì a mettere da parte ( insieme ai figli) ben 60.000 autografi di personalità eccellenti dell'800.

Tutto questo non è andato disperso, ma si trova attualmente nella Biblioteca labronica di Livorno ( "autografoteca Pietro Bastogi"), in un luogo molto distante dai flussi turistici che oggi interessano la città. 

E' forse venuto il momento di pensare ad una nuova e diversa collocazione di questo patrimonio unico ed eccezionale ?




sabato 23 agosto 2014

IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI LIVORNO CHE NON RIAPRE PIU'




Intorno alla fine del 1800 a Livorno fu fondato il museo di "Paletnologia, archeologia e numismatica", fortemente voluto da Enrico Chiellini, che ne fu anche il primo direttore. 

Il commendator Chiellini fu un esempio di livornese tipico dell'800, dedito agli affari e alla cultura. Garibaldino convinto, si offrì come volontario per entrare nel porto di Civitavecchia con una nave battente bandiera italiana, allo scopo di provocare la reazione delle autorità pontificie. Ma il re Vittorio Emanuele II lo fermò appena in tempo.

Si consolò allora con l'archeologia, commissionando uno scavo preso Santo Stefano dei Lupi ( odierno cimitero dei Lupi e aree limitrofe), dove trovò una serie incredibile di reperti archeologici e monete romane ed etrusche. Il suo obiettivo reale era comunque quello di riportare alla luce l'antica città romana di Turrita, localizzabile nei pressi di Porto Pisano e quindi a suo dire tra Stagno e via Provinciale Pisana. 

Quel patrimonio archeologico, arricchito da altre donazioni di reperti egizi e cartaginesi, formò il primo nucleo del museo di Paletnologia, archeologia e numismatica di Livorno, che aveva sede presumibilmente in piazza Guerrazzi.

Durante la seconda guerra mondiale il museo fu chiuso e la collezione Chiellini fu trasportata presso la certosa di Calci, da cui ritornò soltanto nel 1972. Una parte delle monete antiche si possono ammirare adesso presso il Museo civico Giovanni Fattori, mentre il resto della collezione è chiusa in qualche stanza buia dei Bottini dell'olio. Da quel lontano 1945 nessun livornese l'ha più rivista nella sua completezza. Eppure si trattava di una delle collezioni archeologiche più belle della Toscana e dell'Italia.

Le monete sono talmente preziose che per trent'anni un celebre studioso inglese è venuto a Livorno per catalogarle, senza chiedere una lira. 

Qualcuno lo vuole riaprire quel museo ?

domenica 17 agosto 2014

BOOM DEI MUSEI MA NON DEL "FATTORI"



In quest ultimo mese si sente parlare di un vero e proprio boom dei musei italiani. Qualche giorno fà si registrava un aumento medio del 10% sia delle presenze che degli incassi, con punte più elevate per Pompei, il Colosseo e gli Uffizi. A Ferragosto il copione si è ripetuto. 

Riguardo al museo civico "Giovanni Fattori" non si è sentito dire niente. Si sa soltanto dei suoi annosi problemi ed in particolare della sua difficoltà a far quadrare i bilanci. Si aggiungerà che tale museo non può essere paragonato ai templi dell'arte mondiale che si sono sopra menzionati. Questo è vero, ma nelle rilevazioni statistiche di questi giorni a fare la parte del leone, con un aumento del 50% delle presenze e degli incassi, è la Galleria nazionale di Parma, non certo il massimo museo della Penisola. 

Pensare che a Livorno abbiamo un museo di serie C è sbagliato. Bisogna intanto valutare la qualità in base al prezzo che si fa pagare. Per soli 4 euro si fanno entrare i visitatori in un bel parco, si fa loro visitare una stupenda villa dell'800 e si fa loro vedere una collezione significativa di opere dell'800, oltre ad un'apprezzabile collezione numismatica.

I turisti che l'hanno visitato non si sono mai lamentati. Basta vedere le recensioni che hanno lasciato su siti come Trip advisor: sono tra le più alte per una città come Livorno. E allora c'è qualcosa che non torna. Il museo è bello ma nessuno ci va. Forse perchè pochi sanno che esiste e quindi andrebbe maggiormente pubblicizzato, Forse perchè ha un orario di apertura molto contenuto, in un momento in cui gli altri musei puntano all'apertura prolungata o continuata. Forse perchè non si possono scattare le foto, che farebbero conoscere un pò di più le buone opere d'arte presenti nel museo. 

Si parla tanto di crocieristi. Ma se qualcuno di questi bussa alla porta del museo, come è successo, all'ora di pranzo, trova qualcuno che li apre ? 

sabato 9 agosto 2014

TURISMO, UN'OCCASIONE DA NON PERDERE PER LIVORNO





E' stata una buona occasione quella che Livorno è riuscita finalmente a cogliere. I crocieristi che hanno fatto il giro della città sono stati più di quelli che si pensava, nell'ordine delle 2000 unità e intorno al 15% del totale di quelli che sono approdati. Si tratta di una cifra ancora modesta nelle proporzioni, ma significativa per Livorno, schiacciata tra Pisa, Lucca e Firenze.

I crocieristi si sono mostrati soddisfatti per l'accoglienza e hanno lodato le bellezze della città, rimarcando però la troppa sporcizia presente nelle strade. Chi è competente provveda al più presto, anche perchè la città non deve essere soltanto a misura di crocierista ma anche a misura dei livornesi.

Si spera che la Livorno brava a mobilitarsi per gli eventi chic ( come sembra essere stato questo), trasformi l'eccezionalità in ordinarietà. Le strade devono sempre essere pulite e i negozi, almeno quando sbarcano le navi da crociera, non devono chiudere all'ora di pranzo.

Un ultimo appunto: il mercato centrale era chiuso, così come il santuario di Montenero e il museo Fattori, per non parlare di altre chiese del centro città. Perchè ?

sabato 2 agosto 2014

LIVORNO ALLA PROVA DELL'ACCOGLIENZA




Ci risiamo. Giovedì 7 agosto altro sbarco di turisti. Forse 10-12 o addirittura 15 mila crocieristi prenderanno d'assalto la città in un momento in cui  in Italia si piange miseria per il turismo che non c'è, complice il cattivo tempo. 


Il precedente sbarco e quelli passati hanno confermato l'immagine di una città indifferente e sonnolenta, che non si degna neanche di lasciare aperti i negozi all'ora di pranzo. Anche questa volta il mercato centrale sarà off limits e anche da piazza Cavallotti non ci sarà orario continuato. La novità giunge però da piazza Grande e dalle vie limitrofe dove, grazie anche alla campagna del quotidiano "Il Tirreno", è sicuro che almeno 100 negozianti ( ad oggi) osserveranno l'orario prolungato.



Più scelta dunque per i turisti, più affari per i commercianti, più speranze per Livorno, che, nonostante gli errori del passato, rimane una città dell'accoglienza e della tolleranza. Se poi ci incastra anche fare qualche soldo....

domenica 27 luglio 2014

"LIBERATI" I QUATTRO MORI SIMBOLO DELLA TOLLERANZA




Dopo meticolosi lavori di restauro sono stati "liberati" dalle impalcature i "quattro mori", monumento simbolo di Livorno che ogni tanto fa storcere la bocca a qualche turista di passaggio a Livorno.

Nonostante siano stati liberati, infatti, c'hanno sempre le catene. In effetti quando sono stati scolpiti esisteva sempre la schiavitù sia da parte cristiana che da parte musulmana. Ma chi ritiene  che questo monumento sia un'opera che celebra la schiavitù si sbaglia di grosso.

Al contrario, i quattro mori sono alla base della politica di tolleranza inaugurata dai Medici a Livorno, che promettevano agli stranieri di poter esercitare in libertà il proprio culto religioso e i propri traffici commerciali. Ma come si poteva commerciare liberamente se c'erano i pirati ( saraceni) che impedivano ciò ?
I granduchi non erano contro i musulmani o le persone di colore. Non è razzismo o  puro schiavismo il loro. A Livorno infatti arrivarono tantissimi arabi e anche qualche musulmano che poterono circolare liberamente e diventare anche ricchi. Si combatteva essenzialmente, per mezzo dei cavalieri di santo Stefano, non i musulmani o i mori in generale ma coloro che incarnavano l'imperialismo di quel tempo, ovvero i turchi.

Ai prigionieri (schiavi) turchi veniva data la possibilità di uscire dal bagno penale ed esercitare anche attività commerciali oltre a poter pregare il proprio Dio nelle quattro moschee che c'erano a Livorno.

A chi ancora si indigna guardando i quattro mori, non più in gabbia ma ancora con le catene, dobbiamo  insegnare la storia

domenica 20 luglio 2014

LIVORNO CITTA' DELLA TOLLERANZA COME NAPOLI





Il 7 Novembre 2012 il consiglio comunale di Napoli all’unanimità ha proclamato Napoli “ città della tolleranza, dell’accoglienza e della convivenza”. Anche Livorno avrebbe le carte in regola per fare la stessa cosa. Che cosa stiamo aspettando ?

sabato 19 luglio 2014

UN GIARDINO DEI GIUSTI ANCHE A LIVORNO

Lapide in via della Posta in ebraico e in italiano


Alcune città italiane hanno realizzato negli spazi di pertinenza comunale i cosiddetti “Giardini dei Giusti”. Hanno risposta presente Brescia, Milano, Catania, Firenze, Roma, Palermo, Rimini, Torino, etc
Livorno, nonostante una comunità ebraica di grande lignaggio e anche oggi abbastanza nutrita, non ha ancora partorito il suo “Giardino dei giusti” e forse non ci ha neanche pensato. Eppure Livorno annovera tra i “Giusti delle nazioni” un grande personaggio come Mario Canessa, medaglia d’oro al valor civile.
I giardini dei giusti, si sa, sono delle succursali dell’unico e originario Giardino dei Giusti ( Yad Vashem) di Gerusalemme, dove gli eroi non ebraici che salvarono gli ebrei hanno avuto riconoscimento e riconoscenza.
Non credo sia difficile creare anche a Livorno un giardino dei giusti in cui piantare degli alberi in memoria di chi si sacrificò a favore degli ebrei. Forse si potrebbe fare anche di più, ovvero creare un Parco della tolleranza, che oltre al giardino dei giusti esprima un dovuto omaggio a personalità che si sono distinte nel campo della tolleranza tra i popoli. Il primo nome ( livornese) che mi viene in mente è Ilio Barontini.
Su un muro di via della Posta c’è una lapide che ricorda come nel 1986 ebrei e cattolici abbiano piantato un albero nella Fortezza nuova in segno di pace. Forse si potrebbe fare lì, in quella suggestiva cornice, il parco della tolleranza ?



venerdì 18 luglio 2014

PERCHE' UN MUSEO DELLA TOLLERANZA A LIVORNO

Un museo della tolleranza a Livorno ? Perché no. L’importante è farlo a modo nostro, evitando di spendere milioni di euro ( che non ci sono) come hanno fatto invece  altre metropoli del mondo.
Il museo della tolleranza di Livorno, se un giorno si farà, non dovrà seguire il solito canovaccio di collezione e documentazione che spazia dall’olocausto al razzismo. Il museo della tolleranza di Livorno come ho spiegato nelle pagine statiche di questo blog non avrà muri e oggetti da collocare dentro. Il museo della tolleranza di Livorno non sarà altro che Livorno stessa, con i suoi musei, le sue chiese, cimiteri, teatri, e quant’altro, secondo l’elenco presente nelle pagine statiche presenti sotto il titolo del blog. Perché Livorno e forse solo Livorno ha una storia che è fatta di tolleranza tra i popoli e le nazioni.
Elenchiamo quali potranno essere i vantaggi di un tale museo:

  • Costo quasi zero
  • Presentarsi al mondo come città della tolleranza e di eccellenze storico- culturali e religiose
  • Attirare nuovi segmenti di turisti, favorendo progressivamente l’apertura a tempo continuato di luoghi altrimenti chiusi o serventi ad orario ridotto.
  • Cavalcare i flussi in aumento del turismo “cimiteriale” interessato soprattutto a visitare i cimiteri acattolici
  • Creare un percorso coerente e tematico e non dispersivo che possa rendere più agevoli e soddisfacenti le visite dei turisti in città che si dovranno concentrare sui 26 luoghi del museo
  • Valorizzare una zona come San Marco, in progressivo decadimento
  • Favorire la tutela e la valorizzazione dei beni culturali inglobati nel museo, puntando a convogliare i fondi disponibili sui 26 luoghi del museo
  • Mostrare in toto il ridotto patrimonio pittorico ( i quadri del Vasari, della scuola di Giotto, il Beato Angelico) ridotto ma significativo della città
  • Dare importanza a luoghi che sono sempre stati snobbati e che invece fanno parte di un percorso speciale che enfatizza soprattutto la stagione tardo rinascimentale e barocca dell’arte italiana ed europea.
  • Certificare con il marchio “Museo della tolleranza” un patrimonio culturale ed artistico degno di nota che per quanto riguarda le chiese rappresenta una vera e propria immersione nell’architettura barocca.
  • Creare feedback positivi da parte dei turisti, associando arte, architettura e cucina livornese
  • Creare una nuova mentalità che, pur non negando che la crescita economica passa da altre scelte molto più delicate, seppellisce una volta per tutte l’adagio vernacolare: “ A Livorno non ci s’ha nulla, ma siamo tanto ignoranti”


Se queste parole vi sembreranno poco serie o vi faranno ridere, considerate che ho scritto un libro sulla storia delle burle.